L’alluvione di Palermo nel Febbraio 1931

I giorni che vanno dal 21 al 23 febbraio 1931 resteranno per sempre impressi nella memoria dei palermitani come “i giorni dell’alluvione”. Un’intensa area depressionaria, con minimo di circa 1000 mb posto sulla Sicilia, ha provocato 50 ore di incessante nubifragio sulla città di Palermo con il conseguente straripamento dei principali corsi d’acqua e con un sensibile innalzamento della superficie piezometrica. Storicamente a Palermo si ha notizia di simili fenomeni rispettivamente negli anni 1557 (in settembre), 1666, 1689, 1769, 1772, 1778, 1851, 1862, 1907 e il 26 ottobre del 1925.

Il disastroso evento del 1931 ha provocato ingenti danni al patrimonio monumentale cittadino oltre a vittime e feriti; secondo la cronaca dell’epoca la struttura ciclonica è stata preceduta da un paio di giornate di forte scirocco (sin dal venerdì) seguito da violento maltempo (temporali grandinigeni e fortunali). Si ha infatti notizia di fortissimi temporali al Nord Italia nei giorni precedenti l’alluvione palermitana. Le province più colpite risultano essere quella di Palermo in primis, poi Trapani, Caltanissetta, Enna ed Agrigento; dunque tutto il settore centro-occidentale dell’Isola.

Cenni di Idrogeologia:
 La città di Palermo sorge in un’ampia piana un tempo adibita alla coltivazione di agrumi: la cosiddetta Conca d’Oro. L’abitato è cinto per tre quarti dalle propaggini nord-occidentali della Catena settentrionale sicula che in questo settore supera raramente i 1200 m (la cima più elevata nelle immediate vicinanze del capoluogo è La Pizzuta, 1333 m), bastioni di calcari risalenti al Triassico e al Giurassico pressoché privi di copertura arborea incisi da ripide linee di impluvio. A N e a NE chiudono l’abitato il Monte Gallo ed il promontorio di Monte Pellegrino, entrambi rilievi calcarei. Ai piedi della Catena si rinvengono affioramenti di argille impermeabili del Terziario e alluvioni argillose che ricoprono il fondo dell’ampio graben, a SW della città, lungo il quale si imposta l’alveo del Fiume Oreto.

L’area costiera è caratterizzata da ampie spianate di calcareniti del Quaternario, in discordanza su banconi di calcari cretacei. Le variazioni del livello di base del mare hanno creato numerosi terrazzi marini, incisi successivamente dalle acque derivanti dal bacino idrografico dell’Oreto e del Passo di Rigano. Pertanto la città di Palermo non è stata edificata su un piano di campagna costante e omogeneo, bensì su una superficie abbastanza discontinua caratterizzata da pianori e depressioni, gradini e piccole alture. Gli assi idrografici che attraversano la città di Palermo sfociando nel Mar Tirreno sono (da N a S): Canale Passo di Rigano, Torrente Danisinni-Papireto, Torrente Kemonia e Fiume Oreto. I primi due hanno origine nel Vallone di San Martino, ai piedi della Serra dell’Occhio (998 m) e sfociano rispettivamente nei pressi del Piano dell’Ucciardone (o Vallone del Maltempo) e alla Cala; il Kemonia nasce sotto l’abitato di Monreale (330 m) e termina alla Cala; il Fiume Oreto invece possiede il bacino idrografico più ampio dei corsi d’acqua palermitani, nasce nei pressi di Monte Gibilmesi (1203 m) sfociando a SE del centro storico di Palermo. Le cause dell’alluvione sono da ricercarsi innanzitutto nel contesto geomorfologico e geologico dell’area in questione e successivamente anche nell’eccezionalità del fenomeno atmosferico; ovviamente un adeguato sistema di deflusso idrico, assente negli anni ’30, avrebbe permesso lo smaltimento di una gran quantità d’acqua in breve tempo.
Inoltre alcuni corsi d’acqua sono stati deviati artificialmente rispetto al loro corso naturale d’origine, è il caso dell’Oreto così come del Cannizzaro, o del Passo di Rigano (oggi canalizzato), così da creare un ostacolo notevole per uno scorrimento superficiale di portata eccezionale. Altro elemento importante per comprendere la nascita di un fenomeno simile è l’oscillazione della falda piezometrica che, normalmente, nell’area di Palermo si trova a 8 metri di profondità dal piano campagna.
Concludendo l’alluvione del 1931 è frutto dell’eccezionale intensità di una perturbazione atmosferica che ha interessato un’area morfologicamente delicata costituita da piccoli bacini idrografici distribuiti in un area con forti dislivelli in spazi ridotti.

Meteorologia: dalle notizie che possiamo ricavare si suppone che la situazione barica del febbraio 1931 fosse caratterizzata da un’intensa depressione, presumibilmente di origine atlantica, con un centro di circa 1000mb presente sulla Sicilia nei giorni 21 e 22 febbraio. Già il giorno 23 dello stesso mese si osserva il transito della struttura depressionaria verso E, che è andata successivamente approfondendosi con un centro di 995mb circa posizionato sui monti dell’Albania.
Questa tesi è avvalorata dal fatto che nei giorni precedenti l’arrivo del sistema si ha notizia di intense correnti sciroccali seguite da una moderata risposta temporalesca. Ciò che stupisce sono i quantitativi pluviometrici registrati in poche ore; secondo i dati in possesso si parla di 520.2 mm in 46h a Pioppo e di 394.5 mm in 39h in Via Emerico Amari al porto di Palermo (la media pluviometrica annuale di questa zona si aggira intorno i 600-640 mm/anno).
Valori paragonabili per intensità a quelli registrati durante il violentissimo nubifragio del 26 ottobre del 1925 quando caddero ben 152.7 mm in appena 9h e 5m in una località non ben precisata della città di Palermo.
Notizie anche di forte vento sempre nel capoluogo, tale da abbattere una grossa gru nella centralissima Via Roma, all’interno del cantiere di costruzione del Palazzo delle

I danni e le cronache dell’epoca:

Gli allagamenti in quei giorni a Palermo non si contavano più. Le zone più interessate risultarono essere il Piano dell’Ucciardone, o Vallone del Maltempo, l’area della Cala, il corso del fiume Papireto e del Kemonia e l’area circostante il Fiume Oreto. Le acque del Passo di Rigano asportarono a Boccadifalco l’intera sponda sinistra facendo crollare le case che vi sorgevano nelle immediate vicinanze; invasero inoltre le zone di Via Perpignano e Corso Olivuzza e in particolare la sede stradale di via Noce/Passo di Rigano che cinta da alte mura si trasformò in un impetuoso torrente che, unendosi alle acque provenienti dal Papireto e da Corso Alberto Amedeo, raggiunse presto Via Volturno e Piazza Verdi e da qui verso il mare per Via Cavour e adiacenti

Le acque in Via Venezia raggiungono l'altezza di un primo piano

Le acque in Via Venezia raggiungono l’altezza di un primo piano

La zona Danisinni-Papireto fece registrare allagamenti nell’area di Piazza S.Onofrio e Via Venezia; le acque successivamente fluirono verso Piazza Marina e la Cala. Nei pressi del Palazzo Reale si osserva un grosso allagamento nell’area dell’attuale Villa d’Orleans interessata da una modesta depressione: le acque qui abbatterono un muro di cinta allagando la galleria della linea ferroviaria che attraversava in sotterranea Piazza Indipendenza. Il Fiume Oreto arrecò danni minori, riversandosi nell’area del Ponte dell’Ammiraglio, suo primordiale alveo 600 anni prima, e nei pressi della foce.

La gru crollata all’interno del cantiere edile per la costruzione del Palazzo delle Poste

La gru crollata all’interno del cantiere edile per la costruzione del Palazzo delle Poste

Il Passo di Rigano invece, in corrispondenza del Vallone del Maltempo (zona Ucciardone) invase le aree circostanti (abitate) e le acque colmarono le sotterranee cave di calcarenite arrecando notevoli danni alle fondamenta degli edifici circostanti. Nei giorni successivi il violentissimo nubifragio la superficie piezometrica restò molto più alta del normale tanto da creare affioramenti di acque e ancora estesi allagamenti.

L’acqua a Piazza Sant’Onofrio raggiunge i 50cm, successivamente raggiungerà i 6m

L’acqua a Piazza Sant’Onofrio raggiunge i 50cm, successivamente raggiungerà i 6m

Alcuni casi noti sono il riempimento della cava di dolomie milonitizzate di Tommaso Natale (trasformatasi in laghetto, ed il cui emissario per lo svuotamento restò in piena anche 20gg dopo il fenomeno), o l’allagamento della zona di Villa Scalea e Villa Verde (Partanna Mondello) a seguito dell’innalzamento della falda freatica che da Tommaso Natale si estende verso Mondello: si ebbe, in questo caso, una notevole fuoriuscita di acqua sotto forma di sorgenti artesiane.

Discesa dei Maccheronai nei pressi di Piazza San Domenico

Discesa dei Maccheronai nei pressi di Piazza San Domenico

Adesso spazio alle cronache dell’epoca:

“ (…) Nella piazza Sant’Onofrio le acque raggiunsero i primi piani delle case e gli abitanti furono portati in salvo con le barche (…)”

“ (…) Il Fortunale raggiunse l’intensità massima tra la mezzanotte del sabato e le due della domenica, paralizzando totalmente la città. (…)”

“ (…) La Gru che sorgeva in Via Roma nel cantiere edile che sorgeva per il costruendo nuovo Palazzo delle Poste precipitava schiantandosi sul Palazzo Lombardo che sorgeva proprio di fronte distruggendone l’ultima elevazione (…) ”

“ (…)  Quelli dei piani terreni sono saliti ai primi piani e poi ancora ai secondi; le case distrutte le masserizie spazzate via; le famiglie disperse. Che sarà avvenuto di loro, quale sarà stata la loro sorte? (…)”

“ (…) Un uomo è aggrappato a un muro di sostegno della cabina di trasformazione; egli sta per essere travolto dalla corrente e grida con tutte le sue ultime energie (…)”

Il ponte di barche per attraversare Corso Alberto Amedeo

Il ponte di barche per attraversare Corso Alberto Amedeo

“ (…) La violenza dell’acqua piovana e la furia del vento alle ore 15,00 di sabato hanno fatto crollare un tratto di un muro soprastante la strada ferrata che dalla Stazione Centrale porta alla Stazione Lolli. All’Altezza della via Brasa ed il cavalcavia ferroviario si è prodotta una vasta frana e nel vuoto così formatosi sono ceduti i pali di sostegno dei fili elettrici del tram. (…)”

“ (…) La violenza del vento ha fatto crollare l’enorme piramide di ferro che reggeva la gru per la costruzione del palazzo delle Poste. Il crollo è avvenuto alle ore 10,20 ed ha seriamente danneggiato il palazzo difronte. (…)”

“ (…) In Corso Alberto Amedeo è stata costruita una passerella con barche per consentire l’attraversamento della strada. Danni e crolli notevoli in tutta la periferia della città.”

 

Articolo di Andrea Di Piazza

Bibliografia

FABIANI RAMIRO (1931) –Considerazioni geologiche a proposito dell’alluvione del 21-22 febbraio 1931. Estr. dagli Atti della R. Accademia di Scienze, Lettere e Belle Arti di Palermo, Vol. XVI, fasc. III. Scuola tip. “Boccone del Povero” 1931, Palermo.

TOTI CERAMI-TERMINI -Dell’Alluvione di Palermo Dal 21 al 23 febbraio 1931 (1966). Ed. THOT

 Foto tratte da “Dell’Alluvione di Palermo, dal 21 al 23 febbraio 1931, Toti Cerami-Termini (1966)

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